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Newsletter: esempi evolutivi per giornalisti e microeditoria

Premessa: ci sarà un giornalismo oltre i Social Network?

Il 2021 sarà l’anno delle newsletter

Molti esperti di marketing potrebbero affermare che ho scoperto l’acqua calda. Email Marketing ti dice qualcosa? Due delle ricerche più gettonate su Google sono newsletter zalando e newsletter mediaworld. Questo ci fa intuire come l’intento dell’utente sia subito quello di trovare un volantino con delle offerte da acquistare. E fino a qui niente di nuovo.

Sarebbe ora, però, che la newsletter assumesse una nuova dimensione editoriale. Molti giornali ne fanno già uso per monetizzare. Pensiamo a Il Post che addirittura ha varie newsletter a cui iscriversi, sia gratuite che a pagamento.

La diatriba tra editori e piattaforme digitali sicuramente è un ottimo pretesto per capire come i giornali (e i giornalisti) possano aumentare la visibilità e guadagnare oltre i social network. L’Australia taglia i giornali da Facebook, i giornali guadagnano meno, i giornalisti vengono licenziati. Già, perché i giornalisti sono diventati Social Media Manager per sopravvivere e a breve forse sarà necessaria una nuova evoluzione.

Chris Best, co-fondatore di Substack (se non sai cosa sia procedi con la lettura!), ha affermato che i giornalisti sono esausti della pressione che ricevono: pubblicare ormai significa diventare virali su Facebook e Twitter. Sarà questa la fine del giornalismo o forse c’è qualche possibilità in più?

Newsletter: visibilità per giornalista e magazine

Perché un magazine o un giornalista dovrebbe avere una newsletter per farsi conoscere e guadagnare? All’inizio una newsletter aumenta il traffico dei returning visitors sul sito e la visibilità del Brand, dando la possibilità anche di instaurare delle partnership commerciali. Ad esempio, se scrivo una newsletter di cultura, potrei ospitare un blocco in cui racconto un evento sponsorizzato dall’ente che lo promuove e a cui garantisco visibilità. D’altro canto l’utente potrebbe ricevere uno sconto da questo ente poiché lettore della newsletter, da cui magari può scaricare un coupon di sconto per l’entrata.

Successivamente si possono rendere a pagamento i contenuti che si inviano ai lettori, come una sorta di “abbonamento alla newsletter”.

Newsletter is the new magazine?

E quindi sto dicendo di pensare alla newsletter come a un nuovo tipo magazine: se è gratuita ti consente di generare un ricordo migliore di quel giornale/giornalista, quindi di fidelizzare, e all’interno puoi inserire dei banner pubblicitari; se è a pagamento all’interno ci saranno contenuti esclusivi per l’utente, senza banner pubblicitari. Del resto l’utente stesso che decide di iscriversi alla newsletter ha voglia di notizie di qualità, specialmente nel momento in cui è tartassato dalla mattina alla sera con notizie davvero di scarso livello. Quindi giornalisti e microeditoria potrebbero essere le nuove star dell’informazione in quanto portatori sani di approfondimenti che spesso sui giornali più importanti non è possibile pubblicare, per orientamenti editoriali e scelte di business. [E qui sarebbe ottima un’analisi dei titoli sensazionalistici che vedo su Google Discover anche pubblicati da testate nazionali considerate autorevoli. Stay Tuned]

Il caso di Guerre di rete

La giornalista Carola Frediani, dopo 2 anni di newsletter gratuita su Substack, la lanciato una campagna di donazioni rendendo “Guerre di rete” un’associazione digitale no profit per promuovere l’informazione sui temi digitali. La newsletter ha raggiunto 8mila iscritti nel corso degli anni e ben 13 mila euro di donazioni in meno di due mesi. E non stiamo parlando di titoli sensazionalistici o ricette di cucina, ma di cybersecurity.

Come si scrive una newsletter interessante e performante?

Cosa scrivere nella Newsletter per diventare indispensabili? Bella Domanda! Le parole chiave sono tempo e conoscenza.

Dare ai lettori delle informazioni preziose e utili è sicuramente un caposaldo di chi fa contenuti: in cosa sei esperto/a? Cosa vuoi raccontare? Ci metti del tuo? Sei una fonte autorevole di qualcosa o puoi diventarlo? L’arte dello storytelling ha vie davvero infinite. Non c’è un metodo vincente, bisogna trovare la propria strada per intercettare la propria nicchia di lettori: guarda Carola che scrive di rete! Una volta ottenuta visibilità e fidelizzazione si può passare agli step legati al guadagno.

La scrittrice Caroline Criado Perez, nota per il libro “Invisibili”, ha una newsletter in cui condivide i dati sulle donne invisibili nella società. Sicuramente potrebbe decidere cosa fornire gratuitamente e cosa no ai suoi lettori visto che tali statistiche non sono così facili da reperire, ma comunque già attua un lavoro sulla propria figura, diventando il punto di riferimento per approfondimenti sulla questione di genere.

Come si fa a essere utili con una newsletter?

Sicuramente con l’evoluzione dell’ecosistema digitale (pensa solo a come Google oggi spinga contenuti creativi come immagini, video e web story) si è ampliato anche l’universo del contenuto.

Una newsletter secondo me non dovrebbe essere solo parole, ma anche video, immagine e…. voce.

Il 2021 sarà l’anno della voce. Ce lo dimostra ClubHouse, ce lo dimostrano i podcast. Ho modificato la newsletter di CulturaMente raccontando la redazione, inserendo immagini e video, ma soprattutto leggendola in formato podcast. Analizzando i click mi sono resa conto che la gente ha bisogno di ascoltare e può farlo anche mentre fa altro, tipo guidare o…andare in bagno. 🙂 Spero che il fatto di sentirsi raccontare la newsletter da me instauri un rapporto intimo con i nostri lettori, che li faccia sentire più a casa e più vicini al sito.

Quando spedire una newsletter

Come ho letto nella newsletter di Editore Informato (che consiglio a tutti gli amanti del settore) sarebbe ottimo spedire le email di lunedì: pare sia il giorno in cui si legge di più! Io personalmente non ho mai badato troppo alle date, c’è anche chi suggerisce di pubblicare il weekend. Alla fine se uno è seguito, è seguito. Se l’utente non ha tempo di leggere la newsletter nel momento in cui la invii, stai pur certo o certa che la aprirà non appena avrà 5 minuti liberi. Ma soprattutto ci sono newsletter…che restano online e si indicizzano come siti web.

Newsletter con o senza sito web

Substack: blog e newsletter gratis o a pagamento per i lettori

In America sta spopolando la piattaforma gratuita Substack: a causa del Covid-19 molti giornalisti si sono ritrovati senza lavoro e hanno deciso di monetizzare con i propri contenuti, pur non avendo un sito giornalistico di appartenenza.

Usando Substack puoi avere un blog che è anche newsletter per divertirti oppure per testare il business. Se funziona e raggiungi molti iscritti, puoi decidere di rendere alcuni contenuti a pagamento, oppure fare come Guerre di Rete e aprire delle donazioni. Il bello di Substack è che offre un servizio semplice e gratuito senza le rogne di hosting, domini e web design. Se vuoi conoscerne i dettagli questa è la mia guida su Substack:

Come inviare la newsletter se hai già un sito

Se hai già un sito potresti evitare Substack e puntare su un plugin ad hoc da implementare per raccogliere iscritti. Ci sono molti servizi con piano base gratuito che ti consentono di procedere con la realizzazione di newsletter, sia a livello di template che di campagne. Non tutti consentono di rendere la newsletter a pagamento per gli utenti, però.

MailChimp per WordPress

Tra le varie newsletter per WordPress io ho sempre utilizzato MailChimp. Il piano free consente di avere massimo 1000 iscritti e una audience (ovvero una lista a cui far iscrivere i propri lettori). Con MailChimp quindi non è possibile fare liste differenti per la newsletter di cinema e quella di musica, quindi non è possibile segmentare il pubblico. Se io volessi fare quello che fa Il Post dovrei pagare un piano oppure aprire un Substack a ogni mio redattore specializzato in un determinato settore. Ad ogni modo, MailChimp ha un buon editor ed è abbastanza facile da usare per creare belle newsletter. Ho tentato anche le email in modalità feed RSS, quindi automatiche, ma le sconsiglio per monetizzare. Quelle servono più che altro a chi pubblica molto sul sito e vuole mandare un riassunto ai propri lettori, magari settimanalmente. Anche i form di MailChimp sono facili da embeddare su WordPress, quindi chiunque può implementarli sul proprio sito per far iscrivere gli utenti. Non mi risulta che sui MailChimp si possa rendere il contenuto a pagamento, ma sicuramente puoi inserirci dei banner per collaborazioni. Inoltre, ho notato che di recente hanno inserito la possibilità di creare un sito web all’interno della piattaforma. Come vedi, si fa sempre più spazio l’idea che sito e newsletter dovrebbero avere la stessa “casa”.

Alla fine arriva…Ghost

L’unione di sito e newsletter sta diventando un’esigenza, lo dimostra il mercato: Ghost, ad esempio, è un CMS che consente di avere un sito e una newsletter professionale allo stesso tempo, sia gratuita che a pagamento. In questa pagina puoi trovare il confronto con WordPress.

Perché iscriversi alla newsletter di qualcun altro?

Perché è davvero un modo sano di informarsi. Io stessa ho preso l’abitudine di iscrivermi alle newsletter con l’indirizzo email che uso di meno. In questo modo so che quando lo apro il mio intento è avere un attimo di pace e leggere i contenuti che ho scelto di ricevere. Nella casella di email che uso tutti i giorni ricevo migliaia di email, molte per CulturaMente, quindi le mie newsletter si perderebbero nel mare magnum delle informazioni che mi inviano.

Newsletter a cui sono iscritta

Conclusioni

Sarà vero che con il giornalismo o l’editoria non si può guadagnare? Sarà vero che i Social Network sono l’unico modo per aumentare il traffico o solo quello più facile perché “siamo tutti lì”?

Molte persone si lamentano della poca permanenza degli utenti sul proprio sito o del bounce rate molto alto. Ma non sarà che l’egemonia del titolo lascia il tempo che trova aumentando i click e non il reale interesse dei lettori a soffermarsi su quella pagina? Su CulturaMente abbiamo articoli che raggiungono dai 10 ai 20 minuti di lettura. Dubito che alla gente basti un titolo per sentirsi davvero soddisfatta…

E il caso di Carola Frediani ne è un esempio.

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