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L’esorcista, versione 2023: il troppo (politically correct) storpia

Cosa ci fanno una ex suora infermiera, un pastore e un’oncologa convertita al rootwork in una stanza con due bambine possedute? Sembra una barzelletta, e invece è il nuovo Esorcista, versione 2023, diretto dall’amante dei sequel horror David Gordon Green, regista anche dei sequel di Halloween dal 2018, e prodotta da Jason Blum per Blumhouse.

Uscito il 13 ottobre scorso, 50 anni dopo dall’originale, “L’esorcista – il credente” è un sequel che omaggia a 360° il cult che ha fatto la storia del cinema horror come primo capitolo di una trilogia. Torna in scena per l’occasione l’attrice premio Oscar® Ellen Burstyn (ora novantenne), che riprende il suo iconico ruolo di Chris MacNeil accompagnata dalla celebre colonna sonora rivisitata. Un po’ forzato questo ossequio al duo Chris e Regan, ma sicuramente d’effetto per muovere i fan della saga e creare un fil rouge tra passato e presente.

Trailer

Sinossi

Dopo la tragica scomparsa di sua moglie incinta in un terremoto ad Haiti, avvenuta 12 anni fa, Victor Fielding ha cresciuto da solo la loro figlia Angela. Ma quando Angela e la sua amica Katherine spariscono nel bosco, per poi tornare tre giorni dopo senza ricordare cosa sia successo, si scatena una serie di eventi che costringeranno Victor a confrontarsi con il male nella sua forma più oscura  e, nel terrore e nella disperazione, a cercare l’unica persona in vita che abbia mai assistito a qualcosa di simile: Chris MacNeil.

Il troppo storpia [spoiler]

Ho appezzato moltissimo l’originalità della sceneggiatura e la regia di questo film: non è facile gareggiare contro “L’esorcista”. Tuttavia, si tratta di un film che inneggia al politically correct da tutte le parti: c’è la multietnia (una ragazza nera e una bianca), c’è il papa single e ateo, i protestanti, la famiglia tradizionale cattolica, gli africani esperti di rootwork e c’è anche una suora che ha lasciato i voti a causa di un aborto. Quest’ultimo cenno non è l’unico alle lotte femministe: la stessa Chris dichiarerà di non aver partecipato all’esorcismo di Regan “per colpa del patriarcato”.

Nonostante questo minestrone di temi caldi, devo ammettere che i messaggi che trasmette il film sono comunque molto forti: la chiesa che abbandona le ragazze, la debolezza del credente, la forza dell’ateo e soprattutto i demoni che vincono alla fine convergono verso una versione super moderna dell’esorcismo, denunciando una società egoista e menefreghista. Attraverso questo “multi-esorcismo” si tenta di comunicare la forza della connessione, che però non può essere imposta: di fatto il gruppo non è unito e coeso e questo porterà a grossissime perdite. La scena finale in cui una delle due ragazze viene portata via dai demoni è veramente terribile, ma sono pochissime le scene horror in questo film, specialmente per chi ha visto il terrificante originale. Possiamo definirlo un “jump movie”, ma è molto lontano dalle scene sconvolgenti (e spesso tagliate anche in streaming) dell’Esorcista del 1973.

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