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Quando ci si innamorava per strada (e non con un click)

Siamo diventati talmente pigri che cerchiamo anche l’amore online, cliccando qua e là.

Per strada occhi al cellulare, a casa occhi sul profilo più affine.

va dove ti porta l’app

La società delle vetrine. Ecco cosa ha lanciato Facebook. Per quanto si possa usare questo social network in maniera “intelligente” la tendenza intima è sempre quella di mostrare qualcosa: per condividerla, per ottenere consensi, per dare di sé un’immagine ben precisa.

Per questo motivo Facebook è diventato strumento di business, nonché canale privilegiato dell’informazione. Come non pensare alle elaborate pagine aziendali, ai famosi blogger e agli ultimissimi instant articles?

Anche l’informazione si è evoluta a immagine e somiglianza dei social. I titoli dei giornali online sono molto differenti da quelli che leggiamo sui formati cartacei. Fateci caso: sono risposte già pronte ideate per prendere like.

E come i media ci imboccano con titoli dalla risposta semplice – per farci faticare di meno e cliccare di più – anche noi siamo lo specchio di un’umanità pigra. Pigra nell’informarsi, pigra nell’atto della ricerca. Addio al piacere squisitamente cavalleresco della quête. Come non ricerchiamo informazioni, ma solo titoli intriganti, anche l’amore è diventato troppo faticoso.

Allora perché vestirsi con cura e recarsi da qualche parte per incontrare l’imprevisto quando strumenti come Tinder mostrano:

  • il nostro lato migliore corroborato da tutta una serie di filtri fotografici,
  • i nostri interessi già messi in bella piazza,
  • la definizione di noi stessi in vetrina. Pronta in 5 minuti, come i quattro salti in padella.

 Allargare la propria rete di conoscenze su Tinder è facile e divertente: scorri verso destra se ti piace qualcuno, o verso sinistra se al contrario vuoi ignorarlo. Se qualcuno ricambia il tuo interesse, ecco una compatibilità! Potrai chattare online con gli utenti compatibili con te, lasciar perdere il telefono, uscire e scoprire qualcosa di nuovo nel mondo reale. È davvero così semplice!

L’autodefinizione di sé, tra l’altro, non solo distrugge il mistero della scoperta ma fornisce una pappa pronta davvero poco veritiera. Ma veramente sappiamo tutto di noi stessi tanto da poterlo elencare in una app? Credo sia solo un grosso malinteso. Credo ci sia ancora molto da scoprire oltre le frasi ben fatte e le etichette. Lasciamoci sorprendere!

Mentre una mia amica lamenta di non essere mai fermata in una bar con la scusa di accendere una sigaretta, e un mio amico si definirebbe smarrito se tornasse single (perché non ha neppure Facebook!), io mi chiedo quanto abbiamo perso con questa evoluzione digitale. Abbiamo guadagnato molto, abbiamo rotto ogni confine geografico. Eppure, non siamo mai stati così disillusi e distanti.

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eravamo scaltri predatori

C’erano gli amori sui mezzi prima di Facebook. Un mio conoscente era rimasto colpito da una ragazza che vedeva tutti i giorni sulla metro. Un giorno la fermò con una rosa in mano.

C’erano gli amori a scuola, quando scoprire anche solo il cognome della persona interessata era una missione in incognito con gli amici degli amici. Quando si prendeva di nascosto la costosissima macchinetta fotografica di famiglia per rubare anche solo uno scatto su cui poter sospirare il pomeriggio, tra una versione e un’espressione.

C’era quel dinamismo mentale che ci rendeva conquistatori, che ci faceva ideare piani assurdi per fa sì che quella determinata persona fosse nel nostro stesso luogo “casualmente”, solo per poter ottenere il trofeo più ambito: il suo numero di casa.

C’erano gli incontri improvvisi con l’oggetto del desiderio proprio quando indossavi una tuta vecchia e sporca perché stavi buttando l’immondizia la vigilia di Natale. E ti vergognavi perché nessuna foto modificata sui social ti avrebbe salvato il culo il giorno dopo. L’impressione che avevi fatto era quella dal vivo. Punto. What you see is what you get.

Oggi guardiamo tutti il cellulare, è difficile anche solo vedersi per strada.

trovare l'amore online
@AlessiaPizzi

Quando il desiderio ci rendeva creativi e ci tirava fuori forze inaspettate la nostra identità era molto più definita nonostante le numerose batoste da rifiuto. Anzi, forse proprio grazie a quelle!

Dietro un click su un profilo scelto per passare un sabato sera e procacciarsi la scopata settimanale o per trovare l’agognata anima gemella si nasconde l’insicurezza di un’umanità intera, o forse la mancata voglia di dover conquistare l’attenzione di qualcuno dicendo una frase intelligente o indossando un bel sorriso.

Oggi, per sentirci vivi, basta un click su un’app dove mostriamo la nostra migliore foto profilo. E se riceviamo un NO la delusione è minima, direttamente proporzionale allo sforzo impiegato. Si passa velocemente alla chat successiva scorrendo verso destra.

Senza rancore. Come sempre, Hakuna Matata.

Sei una creatura di prima scelta sopra il banco del reparto convenienza…

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1 commento su “Quando ci si innamorava per strada (e non con un click)”

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