“Past Lives”, l’opera prima della talentuosa regista sudcoreana Celine Song distribuita da Lucky Red, è pronta a conquistare il grande schermo dal 14 febbraio, dopo un percorso trionfale attraverso i festival cinematografici e l’attenzione della critica.
Il film, acclamato al Sundance e alla Berlinale, ha fatto il suo debutto italiano alla Festa del Cinema di Roma e si è fatto notare con ben cinque nomine ai Golden Globe nelle categorie principali, tra cui Miglior Film, Miglior Film Straniero, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura e Miglior Attrice Protagonista interpretata da Greta Lee, e due nomination agli Oscar per Miglior film e Migliore Sceneggiatura Originale.
La trama
La trama, ispirata a un episodio della vita della regista, segue la storia di Nora (interpretata da Greta Lee) e Hae Sung (Teo Yoo), amici d’infanzia che si separano quando la famiglia di Nora emigra dalla Corea del Sud al Canada. Due decenni dopo, si ritrovano a New York, vivendo una settimana cruciale in cui affrontano il destino, l’amore e le scelte che plasmano il corso delle loro vite.
Tratto da una storia vera
Celine Song ha tratto ispirazione per il film da un momento singolare della sua vita, seduta in un bar tra il marito di New York e il suo amore d’infanzia proveniente dalla Corea. Song descrive l’esperienza come qualcosa di quasi fantascientifico, in cui si sentiva capace di trascendere cultura, tempo, spazio e lingua.
Il topos del rimpianto
Chi ha familiarità con la cultura orientale riconoscerà in questo film alcuni topoi tipici, riscontrabili anche nella letteratura giapponese: quelli più evidenti sono sicuramente la malinconia e la tendenza al rimpianto che guidano anche best sellers come “Finché il caffè è caldo“. Per tendenza caratteriale non apprezzo molto questo tipo di letture, ma nel caso di Past Lives è apprezzabile che ci sia un punto di vista pragmatico a contrastare l’idealismo dell’innamoramento: se Hae Sung non sembra andare avanti con la sua vita perché legato ad un amore infantile e immaginario che lo porta a New York 24 anni dopo la prima separazione da Nora, d’altro canto Arthur, il marito della donna, incarna l’esempio di un amore reale, quello che resta accanto alla compagna anche nei momenti di dolore e confusione, senza giudicare né fare troppe domande.
C’è una parola in coreano: 인연 (in yun) che significa “provvidenza” o “destino”. Se due sconosciuti camminano uno accanto all’altro per strada e i loro vestiti si sfiorano accidentalmente, significa che tra loro ci sono ottomila strati di 인연.
Idealizzare o restare?
Past Lives porta tesi e antitesi dell’amore sul grande schermo: da un lato l’amore romanzato e idealizzato, dall’altro l’amore quotidiano, evidenziando come il secondo potrebbe essere tacciato di noia e banalità da uno sguardo superficiale. Qualche luogo comune ci ha insegnato che il vero amore è struggimento, e in alcuni casi ci spinge a chiederci se la routine possa eguagliare le aspettative: in un passaggio del film sembra quasi che incontrarsi e stare insieme dodici anni non sia un motivo valido per pensare di amarsi sul serio, come se fosse facile incontrare una persona con cui condividere le proprie giornate. Ed è proprio questa la lezione che dovremmo portarci a casa dopo la visione della pellicola ovvero quanto è eccezionale la naturalezza e quanto è eccezionale la quotidianità. Quanto è straordinario scegliere di restare tutti i giorni accanto a chi si ama e quanto invece è banale idealizzare qualcuno che non abbiamo mai avuto realmente accanto o che abbiamo lasciato indietro nel corso della vita.
Un film da vedere, ma con lo sguardo giusto, senza uscire dalla sala con troppi “se” e “ma” per la testa.