In questi ultimi giorni si è parlato molto del fascino delle donne dell’est e delle relative carenze delle donne italiane. Oltre alle polemiche piovute addosso a Parliamone sabato, si sono scatenate anche le meravigliose menti del web realizzando grafiche simili a quelle del programma incriminato, ovviamente in versione parodico.
[Ho parlato della questione qui.]
Una delle più note è stata senza dubbio quella firmata The Jackal:
Non so voi, ma a me basta un maschio angioino per essere felice. E ci sono ben sei motivazioni:
- Ha molti secoli più di noi (è maturo e ha tanto da insegnare per rendere ricco il rapporto);
- Porta tutti i giorni al mare (Che romantico! È vecchio stampo!)
- Ha una ferita sexy (Dovuta a un’esplosione. Questo risveglia la crocerossina dormiente);
- Supporta la letteratura (ha ospitato nelle sue stanze autori del calibro di Petrarca e Boccaccio);
- È amante degli animali (ha accudito un coccodrillo nelle sue segrete!)
- È trasgressivo (fu testimone del Grande Rifiuto).
I napoletani avranno già capito il mio gioco. Sto parlando di Castel Nuovo, il castello medievale e rinascimentale simbolo della città di Napoli. Voluta fortemente da Carlo I d’Angiò come baluardo strategico (XIII secolo), la fortezza fu restaurata più volte, specialmente dagli aragonesi nel XV-XVI secolo.
Faro artistico e culturale, il Castrum Novum aveva anche un dark side, come tutti i castelli che si rispettino. (Vi ricordate i Gothic Novels, dove le belle fanciulle sono inseguite nei meandri dei castelli?).
Benedetto Croce, infatti, in “Storie e Leggende Napoletane” racconta che:
“Era in quel castello una fossa sottoposta al livello del mare, oscura, umida, nella quale si solevano cacciare i prigionieri che si volevano più rigidamente castigare: quando a un tratto si cominciò a notare con istupore che, di là, i prigionieri sparivano. Fuggivano? Come mai? Disposta una più stretta vigilanza allorché vi fu cacciato dentro un nuovo ospite, un giorno si vide, inatteso e terrifico spettacolo, da un buco celato della fossa introdursi un mostro, un coccodrillo, che con le fauci afferrava per le gambe il prigioniero, e se lo trascinava in mare per trangugiarlo”.
Che sia stata un’idea di Ferrante d’Aragona per punire i congiurati o il tetro trucchetto di Giovanna II per far sparire i suoi amanti non ci è dato saperlo. Ma, nel 2004, quando durante gli scavi della stazione è stato ritrovato lo scheletro di un animale, gli amanti del mistero hanno creduto si trattasse proprio del coccodrillo.
Molti altri scrissero del maschio, e per diversi motivi. Quando Dante parla del grande rifiuto, ricordando probabilmente la rinuncia al pontificato di Celestino V, sta esponendo fatti avvenuti proprio in questo castello.
Che fece per viltade il gran rifiuto (Div. Comm. Inferno III, vv.59-60)
La sua scorza dura, quindi, ha resistito nei secoli non solo a storie dal forte impatto emotivo ma, in quanto fortezza difensiva affacciata sul mare, è stata anche vittima di numerosi attacchi.
Tuttavia, pare che l’ombra di quell’urto, che ancora oggi è possibile vedere in una delle sue facciate, sia più recente di quanto si creda. Dovrebbe risalire a un’esplosione del 1943, quando una nave carica di munizioni, carburanti e carri armati andò a fuoco all’improvviso. Non si sa quale frammento della nave colpì il castello, ma da quel giorno ne porta ancora il segno.
Finalmente un mastio vero!
Avete letto bene, ho scritto proprio mastio.
Questo nome, sinonimo di maschio, sta ad indicare la torre dei castelli medievali. Da qui il nome di “maschio angioino”.
Come resistergli?!