L’Ordine dei Giornalisti del Lazio parla di violenza di genere e si schiera contro la comunicazione dei media.
No agli uomini che amano troppo: no ai raptus, alla gelosia killer, alle fidanzate troppo belle o troppo dominanti. Non ci sono giustificazioni per la violenza di genere. Lo dice l’Ordine dei Giornalisti del Lazio.
I professionisti dell’informazione sono avvisati: si chiama “femminicidio”. Quasi tutte donne sul palco – tra cui Laura Boldrini – ma anche alcuni uomini (che si definiscono “2.0”) si schierano fermamente contro un’informazione che cela malamente i residui della concezione patriarcale della società.
Né raptus né gelosia: si chiama femminicidio. Violenza maschile sulle donne, informazione e deontologia
L’evento in questione fa parte dell’offerta 2017 per la formazione continua dei giornalisti e si è tenuto al Teatro Argentina di Roma lo scorso 15 marzo.
L’organizzazione non è stata delle migliori, ma gli interventi video hanno evidenziato quanto le parole utilizzate dai media siano fondamentali nel pilotare il pensiero del lettore, nel creare un immaginario comune non necessariamente realistico o veritiero.
Quando si descrive la violenza di genere nei telegiornali si parla spesso di “lite coniugale” e di “delitto passionale”. Per non menzionare gli spezzoni estratti da Pomeriggio Cinque, dove Barbara D’Urso afferma che alcuni uomini “uccidono perché amano troppo”. Anche se la sala fischia di fronte a questo video, anche se non si tratta di giornalismo vero e proprio, la conduttrice con queste parole nutre un’ampia (e affamata) fetta del pubblico italiano (anche per le fasce orarie in cui va in onda), non informando correttamente un audience che invece avrebbe proprio bisogno di un’alfabetizzazione in tal senso. Magari per scalfire luoghi comuni irrigiditi nel corso dei secoli, come quello della donna bella, volubile e inaffidabile. Della donna vista come proprietà dell’uomo.
La violenza secondo i media
Le vittime più avvenenti diventano così protagoniste di gallerie fotografiche e di affermazioni patetiche (“era così bella…”). Sono donne raccontate come “fuori dai schemi” (perché hanno interrotto la relazione, si sono ribellate al partner o lo hanno denunciato senza nemmeno essere credute dalle autorità) e quindi forse meritevoli di una punizione. Il messaggio latente è questo. Gli offenders, invece, vengono spesso descritti come troppo gelosi (a causa delle compagne “troppo belle” e vivaci ovviamente) oppure sotto effetto di stupefacenti. Quasi come se fossero giustificati.
Questo video offre molti spunti di riflessione a riguardo.
5 commenti su “Si scrive Delitto Passionale, si legge Femminicidio”